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RASSEGNA STAMPA – GENNAIO 2002

"IL GAZZETTINO"



31 Gennaio 2002 "IL GAZZETTINO"

CADONEGHE L'ufficio attuale è piccolo e il Comune ha messo a disposizione un immobile di 400 mq
Poste, maggioranza ai ferri corti
L'operazione, obiettivo del bilancio, ha aperto una lotta intestina: c'è chi non la vuole fare

CADONEGHE. La posizione è invidiabile. Ma la scomodità è evidente. Nonostante si trovi nel cuore di Meianiga, a due passi dal Municipio, l'ufficio postale di Cadoneghe rischia il collasso. Né gli utenti, né gli impiegati possono infatti contare su spazi sufficienti per il disbrigo delle pratiche. Tanto che a volte, nei momenti di punta, la fila è costretta ad allungarsi lungo gli spazi esterni. Sono ridotti gli spazi per la spedizione di pacchi e delle stampe in abbonamento. E la corrispondenza ordinaria rischia di soffocare negli appena 200 metri quadri a disposizione.
Da tempo l'Amministrazione delle poste ed il Comune stanno pensando ad una soluzione. Che avrebbe consentito all'ufficio di poter operare in spazi più ampi. Il Comune avrebbe così posto a disposizione dell'Azienda uno spazio di circa 400 metri quadri in un'immobile retrostante l'ex casa Pinton, all'interno di una nuova lottizzazione anch'essa a due passi dal municipio. L'affare sarebbe risultato logico anche da un punto di vista economico. Al posto dei 18 milioni d'affitto annuali corrisposti dalle Poste, il Comune ne avrebbe ottenuti 48. La struttura sarebbe stata consegnata al grezzo e sarebbe stata completata attraverso investimenti dell'Amministrazione postale. Mentre gli uffici di piazza Insurrezione, una volta dismessi, sarebbero stati destinati ad attività sociali.
L'operazione, indicata come obiettivo nel Bilancio di previsione annuale, ha aperto l'ennesima lotta intestina all'interno della maggioranza. L'"affare" secondo Rifondazione comunista ed i Socialisti Italiani non si dovrebbe portare a termine. Perché? "Il via libera delle Poste all'operazione di trasferimento con l'accordo di massima sull'ammontare dell'affitto -ha detto infatti l'assessore alla Cultura, Lucio Costa- è giunto a pochi giorni dalla riunione del consiglio comunale. Perché così tardi e così in fretta? Le Poste sono una società di servizi che opera nel mercato. Avrebbe dovuto allora corrispondere un prezzo più equo al Comune, senza sconti di sorta".
Tanto il sindaco Adriano Baldin che i suoi alleati Popolari e Diessini non vogliono in alcun modo assistere ad un trasferimento in altro centro dell'Ufficio. Raccomandate e pensioni restano infatti servizi di importanza primaria per la collettività. Anche a costo di causare nuove tensioni all'interno della maggioranza.
Lucio Piva

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26 Gennaio 2002 "IL GAZZETTINO"

Domani a Cadoneghe il ricordo di Alessandrini

A 23 anni di distanza dalla sua uccisione da parte dei terroristi di Prima Linea, il giudice Emilio Alessandrini sarà ricordato domani a Cadoneghe con una iniziativa organizzata dai Ds e dall'Ulivo e alla quale parteciperanno, tra gli altri, l'europarlamentare Elena Paciotti - ex presidente dell'Anm - e il procuratore di Padova Piero Calogero. "Sarà anche un'occasione oggettiva, e non strumentale, per richiamare l'attenzione sui temi della giustizia, a partire dalla necessità di difendere l'indipendenza della magistratura", ha spiegato l'artefice della manifestazione, Elio Armano, che come sindaco di Cadoneghe fece inaugurare il 25 aprile 1982, nella piazza cittadina, un busto in bronzo del magistrato assassinato.
Lucio Costa

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26 Gennaio 2002 "IL GAZZETTINO"

CADONEGHE L'altra sera in uno scontro frontale è deceduta una donna che abitava in via Sauro, la quale era a bordo dell'auto condotta dal figlio rimasto ferito
Morte in agguato al rondò della nuova statale
Tosca Faganello risiedeva a poco meno di un chilometro dal luogo dell'impatto. Massimo Garato è in gravi condizioni

CADONEGHE. La morte ha teso ancora un agguato lungo le corsie della nuova Statale del Santo. L'ormai famigerato rondò che conduce alle frazioni di Bagnoli e Bagni ha chiesto, nel breve arco di due settimane, un altro tributo di sangue. Dopo il ventiduenne Fabrizio Bellini, deceduto a bordo dell'auto di un amico lungo le rampe d'accesso della nuova 515, è toccato alla sessantaduenne Tosca Faganello, residente in via Sauro 32, restare mortalmente imprigionata nell'abitacolo di un'auto distrutta dopo un impatto frontale. La donna stava rincasando a bordo di una Fiat Uno, condotta dal figlio quarantenne, Massimo Garato. L'uomo, che abita a Meianiga in via Marco Polo 20, si è scontrato con la Bmw condotta dal trentenne vicentino Mauro Buggin. L'incidente è avvenuto in un tratto della statale reso particolarmente difficile per la scarsa visibilità e per l'assenza di protezioni oltre che fortemente esposto alla velocità dei mezzi che imboccano il rettilineo prima del ponte sul Brenta.
Tosca Faganello abitava con il marito, Adriano Garato e la figlia Virginia a poco meno di un chilometro dal luogo dell'incidente. Era conosciuta ed amata nel quartiere come una nonna premurosa, fortemente dedita alle cure dei suoi quattro nipotini. Accudiva in particolare i due bambini di Massimo Garato, Luca e Giacomo, che frequentavano la scuola materna ed elementare di via Rigotti. I vicini di casa la stimavano come una donna dinamica ed energica. Il suo spirito di indipendenza l'aveva portata, appena un anno fa, a conseguire la patente di guida. Si dimostrava disponibile ed attenta ad ogni difficoltà che potessero manifestare le famiglie che abitavano nella palazzina di via Sauro. Massimo Garato lavora invece come tecnico nel settore calzaturiero. Anch'egli è descritto come un capo famiglia premuroso e gentile. La moglie, Sofia ed i parenti, attendono ora con ansia e disperazione il responso dei medici del reparto di rianimazione dell'ospedale di Padova. Che dopo averlo sottoposto ad un delicato intervento chirurgico poco dopo il ricovero, hanno dovuto effettuare una seconda operazione nella mattinata di ieri. Il quarantenne lotta disperatamente contro la morte. Non sembrano invece destare preoccupazioni le condizioni di Mauro Buggin, autista dell'altro mezzo coinvolto nell'incidente.
Lucio Piva

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25 Gennaio 2002 "IL GAZZETTINO"

ULTIMA ORA
Donna muore in un frontale sulla nuova statale del Santo

CADONEGHE. Drammatico incidente stradale ieri sera attorno alle 22 lungo la nuova statale del Santo, quella che porta dal casello di Padova est a San Michele Delle Badesse. Nello scontro frontale tra due auto uan donna è morta sul colpo, mentre altri due feriti sono stati trasportati in condizioni gravissime all'ospedale di Padova, e sono tuttora in rianimazione. L'incidente è avvenuto allo svincolo Bragni Bagnoli, nel Comune di Cadoneghe , a pochi chilometri da Reschigliano. Sul posto sono prontamente intervenuti la polstrada di Piove di Sacco e i vigili del fuoco di Padova, che hanno dovuto estrarre dalle lamiere il corpo straziato e senza vita della donna e i due feriti. Lungo anche l'intervento di ripristino della circolazione stradale, compromessa dalla presenza di olio sull'asfalto e di pezzi di lamiera sparsi ovunque: le due auto sono andate praticamente distrutte. Le strazianti condizioni in cui si trovava il corpo hanno reso difficile l'identificazione. Il lavoro dei medici e della polizia stradale si è così protratto fino alla mezzanotte e oltre. Spetterà sempre alla polstrada stabilire le cause che hanno portato al terribile frontale.

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25 Gennaio 2002 "IL GAZZETTINO"

Cadoneghe
Avevano ancora il ...

CADONEGHE. Avevano ancora il terrore dipinto sul volto gli oltri cinquanta clienti del supermercato Alì di via Bellini, coinvolti in una rapina messa a segno da banditi armati e mascherati. Erano da poco passate le 19 e 20, quando quattro uomini dal volto travisato da maschere di Carnevale e passamontagna sono entrati nel market. Mentre uno dei banditi teneva spalancate le porte automatiche, gli altri tre uomini sono riusciti a varcare lo sbarramento delle casse, puntando ciascuno una pistola all'indirizzo dei clienti che affollavano in quel momento le corsie del supermercato per la spesa serale. Non hanno per nulla badato che ci fossero anziani e bambini, atterriti dalle armi. E con modi minacciosi hanno intimato alla gente di stendersi faccia a terra. Tenendo tutti sotto tiro per alcuni interminabili minuti.
"Ho sentito urla e minacce - ha raccontato una signora ancora in stato di choch - e mi sono trovata un uomo alto e robusto alle spalle che mi ha puntato l'arma, comandando di gettarmi a terra. Non vedevo l'ora che quell'incubo finisse".
I rapinatori, che parlavano in perfetto italiano, hanno quindi puntato le pistole contro le commesse, facendosi aprire le casse. Confidavano in un ricco bottino proprio in prossimità dell'orario di chiusura. Ma sono stati sfortunati. Proprio qualche minuto prima uno degli inservienti del supermercato aveva prelevato l'incasso, portandolo al piano superiore. Vista l'irruzione dei banditi ha nascosto il denaro in un posto sicuro. Insoddisfatto dei pochi milioni di lire racimolati dalle casse, uno dei malvimenti ha preso con sè una cassiera. Con la pistola puntata, la giovane donna è stata trascinata in un ufficio vicino, dove il bandito pensava fosse sistemata la cassaforte. Lo scarso bottino non ha in ogni caso scoraggiato il quartetto che ha intimato ai clienti di consegnare borse e portafogli. Solo dopo aver raccolto il tutto in un sacchetto i banditi si sono allontanati. Hanno prelevato una Subaru grigia dal piazzale del supermercato dandosi alla fuga. L'auto è stata ritrovata pochi minuti dopo in via Rossini, a poche centinaia di metri dal luogo della rapina. I clienti erano ancora terrorizzati all'arrivo dei Carabineri di Vigodarzere che hanno immediatamente compiuto i primi rilievi. Sono stati molti coloro che hanno terminato la serata nella caserma dell'Arma per fornire indicazioni sul blitz. Sul posto sono subito accorsi numerosi famigliari dei clienti, informati dell'accaduto. Il quartetto ha cercato miglior fortuna a qualche chilometro di distanza, prendendo di mira il Mercatone Uno di Curtarolo, ma la presenza di una guardia giurata è bastata a scongiurare un nuovo colpo.

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12 Gennaio 2002 "IL GAZZETTINO"

CADONEGHE

(G.Colt.) «Stai tranquillo, chè quello sta per andarsene...». Questo il tono della telefonata intercettata dai carabinieri del Nucleo operativo provinciale. Una telefonata dal contenuto inequivocabile, secondo gli investigatori dell'Arma. "Quello" era riferito a Guerrino Paolucci, il cinquantacinquenne di Legnaro arso vivo in un casolare a Cadoneghe nell'agosto dell'anno scorso assieme alla fidanzata Valeria Doro, trentaduenne. Lei era morta dopo tre giorni. Lui, invece, era deceduto in ottobre, dopo due mesi di agonia. Una dettagliata informativa è stata inviata al sostituto procuratore Bruno Cherchi che ha coordinato l'indagine sul duplice omicidio. Sono sei le persone indagate. Tre tunisini, che hanno fatto perdere le proprie tracce, e tre italiani. Ai tre tunisini - due dei quali già noti alle forze dell'ordine e più volte pizzicati dai carabinieri della Radiomobile in flagranza di spaccio di eroina e considerati pusher di piccolo cabotaggio - è contestato il concorso nella feroce "punizione". Mentre ai tre italiani, identificati attraverso le utenze telefoniche, spetta il ruolo quanto meno di favoreggiatori. Il movente sarebbe un debito di droga, una partita di eroina non pagata.
Era la notte tra il 13 e il 14 agosto. Guerrino Paolucci, che abitava a Legnaro in via Monte Grappa 7, e Valeria Doro, nota come tossicodipendente, pare dovessero incontrare alcuni extracomunitari in quel casolare abbandonato in via Silvestri, alla periferia di Cadoneghe . In ballo c'era il pagamento di una fornitura. Ma l'uomo pare che i quattrini non volesse sborsarli. Di qui la reazione violenta degli immigrati. La donna si era messa in mezzo per proteggere il fidanzato. Si era beccata una coltellata all'addome. Quindi la coppia era stata cosparsa di liquido infiammabile e arsa viva. Paolucci era riuscito a trascinare la compagna agonizzante sino ad un'abitazione vicina e a chiedere aiuto. Trasportati al centro grandi ustionati dell'ospedale di Padova, l'uomo e la donna erano riusciti a raccontare alcuni spezzoni dell'accaduto. Era stata Valeria Doro, prima di cadere in coma, a fornire ai carabinieri le informazioni più preziose che avevano permesso agli investigatori di imboccare la pista giusta per identificare gli aggressori. Paolucci, invece, intubato, nonostante le sue condizioni apparissero meno gravi, non era riuscito a raccontare nulla. Le intercettazioni telefoniche hanno fatto il resto.

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7 Gennaio 2002 "IL GAZZETTINO"

Tragedia alle 4 della scorsa notte a Cadoneghe, sulla provinciale per Reschigliano. Denis Zambon è rimasto imprigionato tra le lamiere. Quattro feriti
Schianto all'incrocio, muore carbonizzato
L’auto di un quarantaseienne di Codiverno si è scontrata con una Bmw che per il ghiaccio non si è fermata a uno stop

CADONEGHE. Il fondo ghiacciato, i riflessi allentati dalla stanchezza e probabilmente la sostenuta velocità sono le cause del mortale incidente accaduto all'alba di ieri lungo la provinciale per Reschigliano, nel quale ha perso la vita un imprenditore edile di 46 anni. La vittima è Denis Zambon, che risiedeva a Codiverno in via Montenero, 2.
Erano le 4 quando una Bmw station wagon, condotta dal trentanovenne Davide D'Andreis, residente in via Isola di Torre a Cadoneghe , ha imboccato, dal percorso della nuova statale del Santo, via Cà Ponte, per dirigersi a Reschigliano. L'auto, nella quale viaggiavano altri tre passeggeri, all'altezza dell'incrocio con via Roma non si si sarebbe bloccata allo stop, tradita probabilmente da una lastra di ghiaccio. Ed avrebbe in tal modo invaso la provinciale lungo la quale transitava, forse a velocità sostenuta, la Saab condotta dall'imprenditore di Vigonza. L'impatto fra i due mezzi è stato tremendo. Il veicolo condotto da Zambon è sbandato a sinistra, cozzando violentemente su un ponticello prima di essere sbalzato nel fossato. L'auto ha immediatamente preso fuoco, senza offrire alcuna via di scampo al conducente che è morto carbonizzato.
Migliore la sorte toccata alla Bmw, che è rovinata sulla scarpata opposta dopo aver travolto un cartello segnaletico. Il boato ha destato nel cuore delle notte il pensionato Emilio Grazian, abitante al civico 15 di via Roma, proprio dirimpetto all'incrocio teatro della disgrazia. «Quando sono giunto in strada - ha detto - ho visto la Saab avvolta da alte fiamme. Era impossibile avvicinarsi. Altro non restava che chiamare subito i mezzi di soccorso».
I Vigili del Fuoco con l'ausilio della Polstrada e dei Carabinieri di Vigodarzere, hanno così dovuto lavorare sino alle prime luci del giorno per estrarre il corpo senza vita di Denis Zambon dall'ammasso di lamiere contorte. Il traffico lungo la provinciale è rimasto bloccato per circa due ore. I sanitari del pronto soccorso di Padova hanno prescritto invece una prognosi di 15 giorni di prognosi per il conducente della Bmw e per Loredana Cirami, 42 anni, anch'essa di Isola di Torre che viaggiava al suo fianco. Se la caverà in due settimane anche l'altro passeggero, la diciassettenne Ylenia Camareri. Guarirà in dieci giorni l'ultimo occupante dell'auto, la diciottenne Pamela Falcaro di Vigodarzere.
Non è la prima volta che l'incrocio fra via Roma e via Cà Ponte diventa teatro di pericolosi incidenti. «Ne conto ormai a decine - racconta infatti Emilio Grazian - attorno a questo crocevia maledetto, dove la visibilità è pressochè nulla e le auto sfrecciano a velocità sostenuta. Basta un piccolo sbandamento per volare fuori strada».
A poche ore di distanza dall'incidente, il crocevia "maledetto" è diventato luogo di mesto pellegrinaggio di numerosi amici dell'imprenditore, attoniti per l'accaduto. Denis Zambon, oltre alla madre ed i fratelli Fabio e Tiziano, lascia due figlie, Alessia e Vanessa. Molti compaesani di Codiverno lo ricordano come un uomo affabile e generoso, fortemente dedito alla piccola ma attiva azienda di pittura e decorazione edile.
Lucio Piva

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7 Gennaio 2002 "IL GAZZETTINO"

CADONEGHE Qattromila persone alla manifestazione
Tra costumi e falò l'Epifania a Bagnoli

CADONEGHE. La befana di Bagnoli compie "solo" 19 anni. Ma richiama ad ogni edizione il pubblico delle grandi occasioni, che rivive, attorno al gigantesco falò, un suggestivo incrocio di storie sacre e profane animate dalla rappresentazione della Natività. Anche sabato sera l'appuntamento, organizzato dal Gruppo agricoltori di Bagnoli e preparato da mesi dai numerosi volontari coordinati da Rodolfo Bedin e Gabriele Maretto, ha indotto oltre 4.000 mila persone a sfidare il freddo pungente per applaudire il corteo di figuranti in costume diretto alla capanna del Bambino Gesù. Oltre ai Magi in costume d'epoca, la processione ha visto la presenza di pastori con tanto di gregge e cornamuse. A scandire le melodie natalizie sono stati i componenti della banda di Fossò, anch'essi in tenuta pastorale. Non sono mancati i soldati a cavallo. I destrieri ed i cavalieri del River club ippico di Megliadino S. Fidenzio hanno infatti interpretato alla perfezione la parte dei soldati di Re Erode, alla vana ricerca della capanna. Uno spettacolo per grandi e piccini, che hanno potuto riscaldare la rigida veglia dell'Epifania consumando oltre un migliaio di calze ed un quintale di cioccolata calda. Più o meno lo stesso il quantitativo di vin brulè distribuito dai volontari del Gruppo agricoltori. Non c'è stata invece la presenza di "nonno" Demetrio Carraro, da poco neo centenario, per accendere, secondo la migliore tradizione contadina, il gigantesco falò. Ma il più anziano abitante di Peraga ha promesso di esserci sicuramente per il prossimo anno. La lettura delle faville, volate ad oriente, ha promesso un raccolto abbondante per il nuovo anno. Nel frattempo, la Befana di Bagnoli si è mostrata particolarmente generosa nei confronti della Fondazione Città della Speranza diretta dal professor Luigi Zanesco. Alla quale, come ogni anno, è andato l'intero ricavato delle offerte raccolte nel corso della manifestazione.
Lucio Piva

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