Scuola di musica a Cadoneghe
L’associazione Orchestra di fiati Glenn Miller, giunta al secondo anno di attività, ha riaperto le iscrizioni alla scuola di musica per l’insegnamento di strumenti a fiato per banda. La quota di iscrizione annuale è pari a 25 euro, mentre le lezioni sono gratuite, coperte dai finanziamenti comunali e dalle sponsorizzazioni che arrivano da aziende sensibili, che hanno permesso di dotare completamente l’organico di tutta la strumentazione necessaria. Sponsorizzazioni che, dichiara il direttivo, sono sempre ben accette. I nuovi iscritti serviranno ad incrementare l’organico, composto già da una cinquantina di elementi. L’orchestra ormai sta crescendo. Il presidente Silvio Dittadi si dichiara orgoglioso della sua «creatura» e si rende disponibile ad accogliere iscrizioni e donazioni allo 049.704486. (c.sal.) SARMEOLA Gita in Baviera SARMEOLA. La parrocchia di Sarmeola organizza una gita di quattro giorni ai meravigliosi mercatini di Natale di Norimberga e Rothenburg, visitando pure due stupendi Castelli della Baviera. L’appuntamento è per il 5, 6, 7, 8 dicembre. Il costo complessivo è di 330 euro. Per informazioni sul programma telefonare alla parrocchia di Sarmeola (049.8977977) oppure a Dino Speranza (049.631330).
Accesso limitato alle antenne
Cassato il decreto Gasparri dalla Corte Costituzionale, il consiglio comunale si è affrettato ad approvare all’unanimità la variante al Prg, per l’adozione di un regolamento che assicuri il corretto insediamento delle antenne di telefonia mobile all’interno del territorio. Questo per minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi magnetici e salvaguardare la tutela della salute in riferimento alla legge 36 del 2001, vanificata dal decreto Gasparri al momento della sua entrata in vigore a settembre dello scorso anno. Liberalizzando l’installazione delle antenne, il decreto impediva alle amministrazioni locali di tutelare porzioni del loro territorio, escludendole dagli insediamenti. La variante parziale al Prg, approvata in consiglio, propone vincoli di tutela per i siti sensibili. Scuole, asili, case di riposo per anziani e relative pertinenze, le aree a verde pubblico di quartiere, luoghi di interesse storico e architettonico vengono salvaguardati dall’installazione di nuove antenne, includendo anche una fascia di rispetto di 120 metri attorno alle aree stesse. In questo modo gran parte del territorio abitato viene tutelata. Attualmente a Cadoneghe sono installate sei antenne per telefonia mobile. Tre su terreni comunali (due al cimitero e una all’area ecologica), due in aree appartenenti al consorzio Seta (al depuratore e alla torre piezometrica a Bagnoli), mentre un’antenna di telefonia mobile di nuova generazione (UMTS) si trova collocata in un’area privata, precisamente in via Gallani, in pieno centro abitato a Castagnara. Non avendo valore retroattivo, la delibera non potrà, di fatto, spostare alcuna delle antenne installate, mentre porrà forti veti su quelle eventualmente future.
Ludobus a Cadoneghe
Ritorna il Ludobus nelle aree verdi del Comune. Il simpatico pulmino pieno di giochi torna a divertire i bambini all’interno dei parchi pubblici, per giocare all’aria aperta con la presenza di animatori-educatori della Bottega dei Ragazzi. Un vecchio scuolabus del Comune è stato colorato e riempito di giochi e girerà attraverso il territorio come servizio complementare alla ludoteca. Il Ludobus aspetta i bambini oggi al parco della Castagnara, domenica 1 novembre all’area verde della Montagnola a Mejaniga e domenica 16 novembre al parco giochi di via Sauro a Cadoneghe, sempre a partire dalle ore 15. Se piove il Ludobus trasferirà i giochi e i laboratori presso la palestra della scuola elementare Zanon a Mejaniga. PONTE S. NICOLO’ Danza e musica PONTE S. NICOLO’. Ha come obiettivo il recupero, lo studio e la diffusione del ricchissimo e variegato patrimonio culturale legato alle tradizioni popolari di trasmissione orale, il circolo Arci «Festa Continua - danza e musica popolare». Anche quest’anno i soci compieranno un viaggio, attraverso la riproposta di danze e musiche tradizionali provenienti da varie regioni d’Italia e d’Europa. Sono stati organizzati corsi settimanali di danza (ogni giovedì sera, dalle 20,30 alle 22,30) nella sala della Cooperativa Padovana Muratori, in via Giovanni XXIII; un corso di organetto con cadenza quindicinale. Per informazioni e prenotazioni telefonare allo 049-8830271, oppure al 333-6723472, e mail nanabo€libero.it.
Corso di informatica con patente europea
Comune e biblioteca organizzano dal 3 novembre il corso di computer per il conseguimento della patente europea denominata ECDL (European Computer Driving License). Durante il 2002 tali corsi sono stati sostenuti con profitto dal 75% dei dipendenti comunali di Cadoneghe. L’assessorato alle Politiche Giovanili ha voluto pertanto estendere alla popolazione di Cadoneghe questo tipo di formazione. Il certificato è riconosciuto a livello internazionale e attesta che chi lo possiede ha il minimo delle abilità necessarie per poter lavorare con il personal computer. La patente si ottiene con il superamento di sette esami sostenuti presso centri specializzati. Gli esami saranno registrati in una tessera (skill card) e successivamente verrà rilasciato il diploma da parte dell’Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico. Possono partecipare al corso venti residenti nel Comune di Cadoneghe, senza limiti di età. Le lezioni inizieranno lunedì 3 novembre per concludersi giovedì 18 dicembre: in tutto 28 ore di lezione presso la sala computer dell’Istituto per geometri Boaga, il lunedì e giovedì dalle 16.30 alle 18.30. Cd rom e dispense saranno comprese nella quota di iscrizione che prevede una doppia opzione: 85 euro per il solo corso e 130 euro per il corso, la skill card e gli esami pagati. La patente europea del computer è un credito per l’esame di maturità e credito formativo in luogo di esame di informatica all’Università. Iscrizioni entro il 31 ottobre presso la biblioteca.
Agisce in preda a raptus violenti ma per i medici non è malato
«Mio padre è malato e bisognoso di cure, né io né mia madre possiamo farcene ulteriormente carico, abbiamo bisogno di aiuto». E’ l’appello lanciato dalla figlia dell’uomo che mercoledì ha tentato di accoltellare lei e la madre con un coltello da sub, in via Giotto a Cadoneghe (nella foto ). Suo padre da quattro anni soffre le conseguenze di un ictus che oltre a colpirlo nel fisico l’ha segnato nella mente. Soffre di un’ansia depressiva che sfoga con eccessi di rabbia a ogni minima discussione. «Mio padre è sempre stato una persona mite e gentile» continua la giovane «ma questo prima della malattia. Adesso è irascibile e violento e percuote mia madre, con cui convive ma dalla quale è separato da anni». L’episodio di mercoledì è il più grave che abbia manifestato. Dopo l’intervento dei carabinieri di Vigodarzere l’uomo è stato condotto in ospedale a Padova. Era alterato, con la pressione alle stelle. A questo punto, però, la vicenda acquista i contorni della malasanità. «Una volta arrivato in ospedale» continua la figlia «mio padre è stato lasciato da solo, seduto su una sedia del pronto soccorso per due ore e mezzo. Finché, stanco di aspettare, se n’è andato indisturbato, senza soldi né documenti, imbottito di Valium, a vagare da solo per la città. A piedi è ritornato da mia madre a Cadoneghe, ha suonato ai vicini; scavalcando il terrazzo è entrato e lei, ignara di tutto, lo ha ritrovato rincasando alla sera». A quel punto la donna chiama nuovamente i carabinieri, che intervengono e l’uomo, alle 3, ritorna in ospedale, dove trascorrerà la notte disteso su di una brandina sistemata nel corridoio. Viene dimesso la mattina stessa, perché lo psicologo che l’ha visitato non ha riscontrato problemi di ordine psichico. «Mio padre sta male, questo è certo, e nessuno specialista interpellato ha constatato in lui problemi mentali o psicologici. Il fatto che si sia avventato contro di noi per loro è inspiegabile, però non lo considerano malato. Alla fine hanno accettato di ricoverarlo per “farci un favore”. Starà qualche giorno nel reparto di psichiatria. Ma se non è alterato, perché ricoverarlo in quel reparto?». Il problema riguarda anche la sistemazione successiva all’ospedale. La denuncia inoltrata dalla figlia e da sua madre, con conseguente provvedimento di allontanamento, non gli concederà di avvicinarsi alla casa dell’ex moglie. In attesa della pensione di invalidità l’uomo percepisce solo un sussidio di 300 euro al mese, troppo pochi per mantenersi autonomamente. «Non è in grado di vivere da solo. Non è autosufficiente, lascia le porte aperte e le pentole a bruciare sul fuoco. E’ pericoloso per sé e anche per gli altri. Io non posso prenderlo a casa con me, perché ho una bambina piccola. Chiedo allora se esistono strutture che accettano malati nelle condizioni in cui versa mio padre». Le assistenti sociali di Padova, dove l’uomo tutt’oggi ha la residenza, sono pronte a garantirgli il supporto psicologico settimanale e l’assistenza domiciliare, ma occorrerà prima trovare un alloggio.
Oggi l’ultimo saluto a Cesaro morto nella sua amata campagna
Saranno celebrati stamattina alle 10 nella chiesa di Cadoneghe i funerali di Giovanni Cesaro, l’ottantenne trovato lunedì sera privo di vita all’interno della cabina suo trattore. Confermate le cause naturali del decesso. Cesaro, infatti, era da qualche tempo sofferente a causa di un tumore e di un’insufficienza cardiaca. Lunedì dopo pranzo era salito lo stesso sul trattore per arare il campo. Poi, improvvisamente, il malore fatale. Cesaro, da tutti in paese conosciuto come «Nei», è molto noto e stimato. Una vita trascorsa ad accudire i suoi campi e gli animali. A piangerlo oltre all’intera comunità, anche il figlio Adriano e le tre figlie Adriana, Genoveffa e Olinda, moglie dell’assessore Paolino Beccaro e per anni vigilessa a Cadoneghe. Le figlie quotidianamente andavano a salutare l’anziano padre, che aveva deciso di continuare a vivere da solo nonostante l’età e la salute malferma, al civico 11 di via Barcarola. Ad accorgersi della tragedia è stata un’amica e vicina di casa, che intorno alle 18,30 aveva notato il trattore fermo in fondo al campo con all’interno l’uomo accasciato sul volante. Tutti concordano nel commentare che Cesaro se ne è andato proprio come ha vissuto, in mezzo alla sua adorata campagna.
Una moto «sfonda» l’utilitaria Due feriti lievi e lunghe code
Incidente stradale di lieve entità ieri mattina di fronte al municipio di Cadoneghe. Intorno a mezzogiorno la Yamaha di N. M., trent’un anni, si è scontrata con la Fiat Punto condotta dalla trentatreenne T. S.. Entrambi i conducenti risiedono in paese. Nell’impatto la moto ha sfondato il lunotto posteriore dell’auto. Le ferite riportate dal conducenti sono lievi, soltanto una piccola escoriazione alla mano. La circolazione, fino alla rimozione dei veicoli, è stata regolata a senso unico alternato, creando code e disagi in una via Gramsci solitamente molto congestionata all’ora di punta. Sul luogo del sinistro è intervenuta la polizia municipale, la cui sede si trova lì di fronte. Quello che però sconcerta i vigili di Cadoneghe è la grande quantità di incidenti in cui sono chiamati ad intervenire in questi giorni. Dall’inizio del mese se ne contano dieci e, considerando che nell’arco dell’intero anno sono stati in tutto trentanove, la media è veramente alta. Tutti incidenti di lieve entità, microtamponamenti con ferite guaribili in pochi giorni. Ma stupisce come l’incremento avvenga in questi giorni, in cui le condizioni atmosferiche sono buone, la visibilità ottima, il fondo stradale non è né ghiacciato né bagnato.
Cadoneghe: l’incendio legato a una lite tra i clandestini accampati
L’ex macello Grosoli in mattinata è stata teatro di un nuovo incendio, il secondo nel corso di una settimana. Ad avvertire i vigili del fuoco sono stati alcuni residenti, che hanno notato salire il fumo dall’edificio. Il focolaio è stato rapidamente domato: a prendere fuoco il giaciglio di uno dei numerosi clandestini che alloggiano all’interno dei capannoni dismessi. I carabinieri hanno accertato che si è trattato di una ripicca legata a una lite tra tunisini. L’episodio riapre la questione della pericolosità dell’area. Da quando è stata chiusa, una decina d’anni fa, l’ex Grosoli è diventata il rifugio di una ventina di stranieri irregolari che si sono spartiti gli edifici in base alle etnie di appartenenza. Magrebini da un lato, tunisini dall’altro. I rumeni sono dislocati verso l’ingresso. Ma è alla notte che l’edificio si trasforma in un pullulare di immigrati, molti dei quali provenienti di via Anelli. All’interno cumuli di spazzatura ricoprono il terreno e invadono i capannoni diroccati. I proprietari hanno murato gli ingressi e saldato i cancelli, ma gli stranieri riescono comunque a penetrare. Un anno fa era stata eseguita la pulizia dei piazzali, oggi sono un tappeto di cocci e vetri infranti. Immondizie ovunque e in certi tratti l’odore di urina toglie il respiro. Dal sopralluogo dei vigili del fuoco emergono i pericoli per l’incolumità delle persone che vi si sono stabilite e dei residenti che vivono accanto allo stabilimento. All’interno degli alloggi di fortuna si trovano bombole di gpl, le strutture sono pericolanti, il problema igienico sanitario è vasto. Dopo l’abbandono del macello, i pompieri erano intervenuti a mettere in sicurezza gli edifici. Lavoro che anni di incuria hanno in parte vanificato. L’abbattimento, sollecitato da più parti all’amministrazione, è un’opzione che probabilmente questa giunta lascerà in eredità ai successori. La questione è complicata anche da un punto di vista giuridico e amministrativo. «L’ordinanza di demolizione allo stato attuale non è possibile» dice Adriano Baldin, sindaco di Cadoneghe «il Prg prevede solo la manutenzione ordinaria e straordinaria degli stabili, non si può né demolire né ricostruire. Inoltre la legge parla chiaro: un’ordinanza di demolizione, come atto “contingibile e urgente”, richiede l’immediatezza del pericolo provato e dalla mancanza di alternative. Venerdì incontrerò i proprietari e chiederà il loro impegno concreto per una soluzione».
E' stato ricoverato in Psichiatria l’uomo che voleva accoltellare moglie e figlia
E’ ricoverato nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Padova F.C., l’uomo di 62 anni che martedì ha aggredito con un coltello da sub moglie e figlia nell’abitazione della famiglia in via Giotto. A scatenare il raptus omicida l’ennesima discussone con l’ex moglie che vive ancora con lui. L’uomo non aveva pagato la consumazione in un bar e la donna si era stancata di saldare i suoi piccoli debiti. F.C. è stato colto allora da un eccesso d’ira, l’ha percossa e quando è intervenuta la figlia si è scagliato contro le due donne brandendo il coltello. Solo la prontezza di riflessi della figlia ha permesso di disarmare l’uomo e salvare la vita ad entrambe. Dopo l’intervento dei carabinieri l’uomo è stato affidato alle cure del 118 e condotto in ospedale. Quindi è stato trasferito in Psichiatria per un trattamento sanitario obbligatorio, in attesa di accertare la gravità della patologia. L’uomo è invalido a causa di una ischemia cerebrale che l’ha ha colpito quattro anni fa. In conseguenza della malattia ha una parziale mobilità del braccio sinistro, e si è creato in lui uno stato ansioso-depressivo che lo porta ad eccessi di collera, che sfoga sull’ex moglie. Nell’ultimo anno la donna aveva subito le violenze in silenzio, ora ha deciso di denunciarlo per maltrattamenti. Ai carabinieri, inoltre, ha dichiarato di non essere più disposta a riaccoglierlo in casa, che risulta di sua proprietà.
Strage sfiorata in un appartamento a Cadoneghe
Poteva essere una strage. Ieri mattina un uomo ha cercato di colpire con un coltello da sub la figlia e l’ex moglie in via Giotto a Cadoneghe. Solo la prontezza di riflessi della figlia ha permesso di evitare un epilogo ben più drammatico. Una storia familiare complessa, dai molteplici risvolti psicologici, sanitari ed economici. Una mattina come le altre nell’elegante quartiere Bragni a Cadoneghe. Ma nella palazzina al civico 16 di via Giotto una tragedia si sta per consumare all’interno delle mura domestiche: è la forsennata furia di un uomo che intende mettere in atto intenti omicidi promessi già da un anno. I carabinieri sono intervenuti in seguito alla chiamata inoltrata da A.M., sessant’anni. Ha visto la morte in faccia. Il marito F.C., sessantaduenne, da quattro anni soffre le conseguenze di un’ischemia. La malattia gli ha lasciato ricadute psicofisiche: il braccio sinistro ha perso la sua funzionalità. Ma soprattutto gli ha innescato un’ansia depressiva, i cui effetti li sfoga sulla moglie. In realtà i due sono separati da tempo. Undici anni fa una sentenza ha posto fine consensualmente al loro matrimonio. Di fatto, però, hanno continuato a vivere insieme. E lei ha deciso di stargli ancora accanto, ad accudirlo per la sua invalidità. Oltretutto l’uomo non percepisce ancora una pensione e i due sono costretti a vivere con un sussidio di 300 euro al mese. La donna allora si arrangia con lavoretti saltuari per mettere insieme il pranzo con la cena. Storia di ordinaria sopravvivenza. Sennonché a peggiorare ulteriormente la vicenda l’uomo cade in un profondo stato depressivo. Un anno fa inizia a diventare violento con la moglie, la percuote quando è colto dai suoi eccessi d’ira. Sono episodi saltuari. Lei soffre in silenzio e tace. Varie volte aveva minacciato di ammazzarla, ma poi, sfogata la rabbia, l’uomo non ricordava nulla, a suo dire, e lei tirava avanti. Fino a ieri mattina. In uno dei suoi eccessi prende la donna, minuta com’è, non riesce a reagire al marito che, pur invalido, conserva un certo vigore fisico conseguente ad anni di attività sportiva. Per tre volte la sbatte sul pavimento e la percuote. Poi se ne va in camera. La donna chiama allora la figlia trentasettenne, che non abita più con i genitori da quando si è sposata. Quando arriva cerca di parlare col padre, di rabbonirlo. Per tutta risposta l’uomo le assesta due pugni in pieno viso. Poi, inaspettatamente, estrae un coltello da sub, che teneva nascosto, e la aggredisce. La sua prontezza di riflessi le impedisce di avere la peggio. Blocca la mano del padre e gli strappa il coltello. Lo getta dalla finestra. Sarà recuperato più tardi dai carabinieri di Vigodarzere, che lo sequestrano. Una tragedia sfiorata. L’uomo quasi certamente avrebbe colpito la moglie. La donna ha trovato finalmente il coraggio di sporgere denuncia per maltrattamenti. Sarà chiesto anche l’allontanamento cautelare dell’uomo. Lei ormai non lo rivuole più in casa. Scartata la possibilità dell’arresto per l’uomo. L’invalidità al 100% certificata non consente di trarlo in arresto e di dimorare all’interno di una cella del penitenziario cittadino. Per lui intanto il ricovero ospedaliero. Una volta uscito si dovrà decidere la sua sorte. Il destino si è abbattuto con crudeltà contro quest’uomo. Nel 1990 è costretto a chiudere la concessionaria di auto che gli garantiva un discreto tenore di vita. Basta con gli agi, le vacanze, gli sport. Due anni più tardi la sentenza di separazione dalla moglie. Quattro anni fa il colpo di grazia. La malattia lo colpisce e lo rende invalido, paralizzandogli il braccio sinistro. A questo punto forse scatta in lui la frustrazione per la sua condizione e per le sconfitte subite. Si innesca allora un anno fa uno stato depressivo. Casi come questo portano alla ribalta la solitudine delle famiglie che vivono con malati affetti da patologie croniche invalidanti, ma anche l’isolamento nell’affrontare le patologia psichiatriche.
Morto sul trattore si attende l’autopsia
Non sono ancora stati fissati i funerali di Giovanni Cesaro, l’anziano agricoltore trovato lunedì sera privo di vita all’interno del suo trattore, in via Barcarola a Mejaniga. L’Istituto di Medicina legale non ha ancora reso noti i risultati dell’autopsia. Quasi sicuramente la causa è da imputarsi ai problemi cardiaci di cui l’anziano soffriva da tempo. Nonostante la malattia, l’uomo si era recato come sempre nei campi, attività che amava sopra ogni altra. Un amore per la campagna che lo ha accompagnato sino alla fine.
Tenta di uccidersi, salvato da un vicino
Lei minaccia di lasciarlo e lui cerca di farla finita. L’intervento di un vicino di casa permette di evitare la tragedia. Lunedì pomeriggio, intorno alle 17, A. C., un operaio di 38 anni, scende nel garage della sua abitazione in via Trilussa a Mejaniga. Accende il motore della sua motocicletta. Un diverbio con la convivente è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma un ripensamento, o la robusta costituzione dell’uomo, gli impediscono di portare a compimento il gesto disperato. A.C. risale allora nel suo appartamento, dove aveva lasciato la ragazza, per chiudersi nella camera da letto. Un vicino sente numerosi colpi di tosse, dopo aver notato la sua andatura barcollante. E si insospettisce. Una telefonata ai carabinieri, e una pattuglia da Vigodarzere corre sul posto. Ad aprire la porta è la fidanzata, ignara dei propositi del suo compagno. Lei ìndica ai militari la camera da letto, dove trovano l’uomo riverso con la testa sprofondata nel cuscino, nel disperato tentativo di soffocarsi. Dopo una paziente opera di persuasione, riescono a calmarlo e a farlo desistere: minacciava di lanciarsi nel vuoto dalla finestra. Ha confessato di aver tentato di farla finita perché la sua convivente aveva minacciato di lasciarlo. Era ancora intontito dei vapori respirati e dalla disperazione, con il volto stravolto e un forte odore di gas di scarico a impregnare i vestiti. Lo stato fisico e psicologico dell’uomo ha reso necessario il suo ricovero all’ospedale cittadino per accertamenti. Poi, forse, una terapia di sostegno psicologico per quella fragilità che lo porta ad annientarsi quando soffre per amore: A. C., infatti, già tredici anni fa aveva tentato di togliersi la vita, sempre per motivi sentimentali.
Ottantenne stava arando il suo campo a Cadoneghe
L’hanno trovato riverso sul volante del suo trattore, apparentemente addormentato. Giovanni Cesaro giaceva, invece, ormai privo di vita. Ad accorgersi del trattore fermo da un pezzo in mezzo al campo è stata una vicina di casa, intorno alle 18.30. Subito si è recata ad avvertire la figlia dell’uomo, che abita lì vicino, ed insieme hanno constatato che l’anziano era ormai deceduto. L’uomo, ottantenne, viveva da solo, al civico 11 di via Barcarola a Cadoneghe. Nonostante l’età e la salute malferma si occupava ancora dei lavori agricoli. Ieri pomeriggio era salito sul trattore per arare il campo attiguo alla sua abitazione. Colto da improvviso malore, si è accasciato sul volante ed è spirato. Il decesso sembra imputabile a cause naturali. Cesaro, infatti, era da tempo sofferente a causa di un tumore e di un’insufficienza cardiaca. Dai rilievi effettuati dai carabinieri di Vigodarzere, intervenuti sul posto, nulla fa supporre si sia trattato di un incidente o di un tentativo di suicidio, come si era temuto in un primo momento. Sul luogo è intervenuto anche il pm De Franceschi, per autorizzare lo spostamento del corpo, dopo che il medico legale ha accertato la morte per cause naturali. Il corpo dell’uomo è stato trasferito all’istituto di medicina legale dell’ospedale cittadino.
Originale protesta di «Cadoneghe Viva» Argine inghiottito da traffico e inquinamento
L’avevano annunciato e si sono presentati puntuali all’appuntamento. Giovani, meno giovani, famigliole con i loro bambini. Con i loro grandi cartelli in evidenza. Cartelli che hanno disseminato anche lungo il percorso ciclabile. L’associazione «Cadoneghe Viva» ha colto l’occasione dell’inaugurazione da parte della Provincia della nuova pista che collega Noventa e Limena per far sentire la sua voce. Il dissenso riguarda la nuova superstrada che dovrebbe essere realizzata sull’argine. E’ stata ipotizzata proprio dalla Provincia e dovrebbe essere realizzata all’altezza di Isola di Torre. Dovrebbe servire per superare il trafficato incrocio della Castagnara. Ma far passare automobili e camion proprio lungo l’argine significherebbe distruggere l’ambiente e inquinare una vasta area verde. Molto meglio, quindi, attrezzare l’argine a pista ciclabile, ma anche per realizzarci un parco per pic-nic, attracchi per il canottaggio, giochi per bambini. Creando un’area che salvaguardi la vegetazione spontanea e non la distrugga a vantaggio delle auto e dell’inquinamento. L’unica alternativa è l’incentivazione del trasporto pubblico, potenziandolo e utilizzando le strutture già esistenti come il vecchio ponte dismesso della ferrovia. La richiesta di decisa presa di posizione da parte dell’amministrazione è già stata colta dal dal consiglio comunale, che ha già deliberato di non aderire al progetto. Lo stesso sindaco Adriano Baldin ha rimarcato la decisione inviando una lettera alla Provincia all’inizio dell’estate. I manifestanti di «Cadoneghe Viva», dopo essersi ritrovati all’altezza della passerella di Torre, dove era previsto il passaggio dei ciclisti provenienti da Noventa, si sono poi spostati a Vigodarzere dove si concludeva la cerimonia dell’inaugurazione. «Qui l’assessore provinciale Domenico Riolfatto - commentano i promotori dell’associazione «Cadoneghe viva» - ci ha dichiarato che la realizzazione di questa strada è inevitabile, in quanto costituisce la soluzione unica e necessaria per prolungare il metrobus fino a Cadoneghe. Il presidente della Provincia, Vittorio Casarin, sostiene invece che i progetti non sono ancora stati accolti e possono restare sulla carta. Sull’argomento c’è sicuramente un po’ di confusione. Che certamente non giova». Intanto sulla questione portata platealmente alla ribalta ieri mattina «Cadoneghe Viva» ha raccolto simpatia e tante adesioni anche da parte degli abitanti di altri Comuni.
Cadoneghe aspetta dal sindaco l’ordine di demolizione
L’ennesimo incendio è scoppiato l’altra mattina all’interno degli ex stabilimenti Grosoli. A dare l’allarme alcuni abitanti di via Marconi, preoccupati dall’acre odore di plastica bruciata e dall’intenso fumo nero provenente dalla grata di aspirazione della centralina Enel. Il fuoco appiccato ad un mucchio di immondizie aveva intaccato un cavo elettrico posto all’esterno della centralina. Intervenuti sul luogo, i vigili del fuoco hanno domato rapidamente le fiamme scongiurando il rischio di un corto circuito e i dipendenti dell’Enel hanno provveduto alla sostituzione del cavo. La vasta area, un tempo adibita alla macellazione delle carni e ora dimessa e abbandonata, è già stata più volte scenario si simili avvenimenti. L’ultimo in ordine di tempo accadde quest’estate e in quell’occasione fioccarono le proteste, inoltrate da alcuni abitanti della zona al sindaco Adriano Baldin. Il primo cittadino aveva ipotizzato come soluzione quella di abbattere i vecchi stabili diroccati, in cui dimorano una ventina di stranieri privi di alloggio, tra cui una famiglia con bambini. La precarietà della situazione e le cataste di materiale ammucchiato e infiammabile sono un terreno fertile per il fuoco dei fornelletti usati per cucinare. La vasta area è sprovvista, infatti, di allacciamenti all’acqua e al gas e i suoi inquilini si arrangiano con mezzi di fortuna. Sulla possibilità e legalità di emettere un’ordinanza di demolizione il sindaco non ha ancora preso informazioni: nonostante si tratti di un provvedimento per tutelare la salute pubblica, si deve comunque intervenire all’interno di una proprietà privata. Dopo, forse, si provvederà al totale sgombro dell’area.
L’amministrazione di Cadoneghe non condivide il reintegro del giudice
Ancora non è stata depositata la sentenza che ha portato all’annullamento del licenziamento di Liana Callegari, impiegata presso il Comune di Cadoneghe. In attesa di conoscere le motivazioni per le quali il Giudice del Lavoro ha revocato il provvedimento disciplinare reintegrando la dipendente al suo posto di lavoro, l’amministrazione comunale intende chiarire tutti i risvolti della complicata vicenda giudiziaria.
Lo chiedono i genitori di Bragni dopo la morte di Silvia
Una petizione di quasi 170 firme è stata consegnata da una delegazione al sindaco Adriano. «Siamo genitori - esordisce la lettera - dei ragazzi del quartiere Bragni, che per andare a scuola alle superiori usano l’autobus n. 4 alla fermata di via Bragni, dove è morta Silvia». I firmatari chiedono: una piattaforma sicura dove le persone che scendono dal 4 possano sostare in attesa di attraversare la strada; un attraversamento pedonale rialzato rispetto alla strada e ben segnalato (vicino alla fermata); dei rallentatori ai lati dell’attraversamento; visto quello che è successo, verificare se esistano altre fermate o attraversamenti «a rischio» e sistemare anche quelli; che queste modifiche vengano fatte nel più breve tempo possibile. «Siamo casalinghe, lavoratori, ecc., - continua la petizione - ma non vogliamo sentirci dire che ci sono regolamenti e permessi comunali o stradali che non lo permettono (chi vi ha autorizzati a fare una fermata dell’autobus sopra un fosso e in mezzo alla strada?) o che non ci sono soldi. Ci sembrano progetti molto semplici e realizzabili anche perché non ci sono giustificazioni alla mancanza di sicurezza! Le disgrazie che devono succedere purtroppo succedono, ma l’atteggiamento peggiore che si può adottare è far finta di niente e sperare che le cose si sistemino per volontà divina. Dato che i pedoni sono i soggetti più deboli della strada, i primi che dovrebbero preoccuparsi della loro sicurezza sono gli amministratori pubblici». Nell’occasione dell’incontro, il sindaco Baldin ha invitato alcuni genitori al sopralluogo in programma nel pomeriggio di mercoledì scorso. Presente anche l’architetto Marescotti, incaricato dall’amministrazione alla stesura del piano di moderazione del traffico. Tutti insieme hanno valutato e concordato le possibili soluzioni da attuare per rendere più sicuro l’attraversamento dei pedoni e la sosta alla fermata dell’autobus in via Bragni. La fermata cui scendeva la quindicenne investita quindici giorni fa sarà anticipata, in corrispondenza di un piccolo ponte che attraversa il fosso. Soluzione pratica ed economica. In prossimità della fermata sarà collocato un dosso lungo sei metri per rallentare il traffico veicolare e rendere sicuro l’attraversamento dei pedoni. Gli altri passaggi pedonali lungo via Bragni saranno protetti da aiuole che restringeranno la carreggiata, su cui posizionare opportuna segnaletica verticale. Per interventi sul resto del territorio è già stato presentato il progetto definitivo redatto dall’architetto Marescotti. Mezzo miliardo delle vecchie lire sarà speso per misure di sicurezza e di rallentamento del traffico nelle principali strade del Comune. Rotatorie per rallentare e fluidificare il traffico al posto dei semafori e negli incroci più pericolosi, dissuasori con banchine che sollevano la carreggiata per creare un ostacolo e passaggi pedonali rialzati, i cosiddetti dossi lunghi. E ci sono anche le strettoie e le gimcane lungo le strade rettilinee, per proteggere i pedoni e costringere i veicoli a rallentare.
Nuova pista per le bici ma c’è chi protesta
L’assessore provinciale ai Parchi Domenico Riolfatto, in vista dell’inaugurazione che avverrà domani con festa alla Certosa di Vigodarzere, ha ieri eseguito un’ispezione del percorso ciclonaturalistico Noventa-Limena lungo l’argine del Brenta. Ma in occasione dell’inaugurazione c’è anche chi prepara la protesta: l’Associazione “Cadoneghe Viva” invita di cittadini del Comune ad essere presenti al passaggio dei ciclisti per affermare la contrarietà alla costruzione della strada lungo l’argine che la Provincia vorrebbe realizzare per collegare la vecchia SR 307 con Cadoneghe storica e con Padova attraverso un ponte da realizzare all’altezza di Isola di Torre. “Cadoneghe viva ritiene che un’opera simile distruggerebbe l’argine e le sue bellezze naturali che al contrario dovrebbe essere valorizzato non soltanto dalla pista ciclabile e l’ippovia ma anche con aree per pic-nic, per giochi dei bambini, per percorsi vita e utlizzando il fiume per il cannottaggio e difendendo la vegetazione naturale. L’appuntamento per quanti volessero partecipare è per domani, alle 9, davanti alla biblioteca comunale e alle 9.15 sull’argine di Castagnara. Chi invece preferisce la biciclettata fino alla Certosa di Vigodarzere può approffittare dell’appuntamento offerto da Noventa. Il ritrovo è alle 9 vicino al ponte sul Brenta, in prossimità del bar «da Marziano», mentre la partenza è prevista per le ore 9.30. All’arrivo dei gitanti alla Certosa, ci sarà il saluto delle autorità dei Comuni interessati e un ricco buffet per festeggiare l’avvenimento. All’iniziativa, programmata dal Comune di Noventa, ha dato la sua collaborazione il gruppo ciclistico Noventana.
«Il depuratore da casa in realtà inquina»
Mezz’ora della trasmissione «Mi manda Rai Tre» di mercoledì sera è stata dedicata alla vicenda, che vede coinvolto Renzo Carraro, un ex metalmeccanico che abita in Via Giovanni Pascoli 2, a Mejaniga. Il pensionato, insieme al figlio Massimo, di 22 anni, è stato ospite della trasmissione condotta da Piero Marrazzo, dove ha raccontato i retroscena che si nascondono dietro gli acquisti dei depuratori d’acqua, commercializzati dalla ditta Pgm di Ponte di Brenta, che s’installano in casa per ottenere un’acqua limpida e sana. Nello studio di Rai Tre era presente anche un altro padovano, Roberto Nardo, segretario dell’Adiconsum-Cisl. Marrazzo, poi, si è collegato in diretta anche con una famiglia di Polverara, coinvolta nella stessa storia e con un tecnico dell’Arpav. «Il 28 maggio di quest’anno - ha raccontato Carraro - dopo essere stato contattato telefonicamente da una voce femminile, firmo un contratto per acquistare un depuratore d’acqua venduto dalla dittà Pgm. M’impegno a versare, attraverso una finanziaria, 10 rate da 350 euro per un totale di 3500 euro. Nei giorni successivi mi viene recapitato a casa il marchingegno richiesto, che avrebbe dovuto garantirmi un’acqua purissima e sanissima. In pratica mi viene consegnata una scatola di metallo, munita di filtri e di membrane, che viene applicata sotto il lavandino». Insomma il signor Carraro pensa di aver fatto un buon affare e di essersi assicurato per sempre acqua minerale naturale a volontà senza dovere andare più al supermercato e spendere altri soldi. «Magari fosse stato così. - aggiunge il pensionato - Dopo pochi giorni tutti noi in famiglia ci accorgiamo che l’acqua depurata dal filtro della Pgm era cattiva ed aveva uno strano sapore. Mio figlio accusa anche dei disturbi intestinali. Mi rivolgo all’Adiconsum e, d’accordo con Nardo, facciamo analizzare l’acqua dal consorzio Seta di diCittadella. Il risultato è incredibile: l’acqua non risulta potabile. In data 24 luglio presento la domanda di recessione dal contratto per ovvi motivi. La risposta arriva soltanto il 28 agosto. Non ci sono più le condizioni per cessare il pagamento e restituire il presunto depuratore perché sarei arrivato fuori tempo massimo. Giudicate voi». Nardo ha aggiunto in diretta che i venditori dei depuratori sono gli stessi pseudo-imprenditori, che in passato avrebbero truffato tanta gente vendendo case in multiproprietà ed anche computer.
E’ stata reintegrata dal giudice nel suo posto di Cadoneghe
Licenziata dall’asilo nido del Comune per assenza ingiustificata, essendosi rifiutata di accettare un trasferimento d’incarico ritenuto dequalificante, un’educatrice è stata riammessa in servizio dal giudice del lavoro Cinzia Balletti. Una vittoria in grande stile ottenuta da Liana Callegari di Cadoneghe, una professionista di 52 anni con alle spalle un curriculum rimarchevole. L’insegnante era assistita dall’avvocato Patrizio Bernardo dello studio Gianni Origoni Grippo. La storia s’inserisce all’interno di un braccio di ferro iniziato dall’agosto 1999 a quasi tutto il 2000, quando Liana Callegari rifiuta il trasferimento dall’asilo-nido al servizio-ludoteca di Cadoneghe, ritenendo quell’incarico «demansionante sotto l’aspetto professionale» e comunque diverso da quello che per oltre 20 anni aveva svolto ottenendo svariati apprezzamenti. L’educatrice contestava anche le modalità di tale trasferimento. risultando le mansioni nell’ambito del servizio-ludoteca ridotte rispetto a quelle dell’asilo-nido. C’era pure, insomma, un aspetto quantitativo a creare perplessità, dal momento che il servizio-ludoteca (dove diventa essenziale la presenza dei genitori) non riusciva sempre a raccogliere un numero di ore sufficienti, ferma restando la sua utilità sociale e relazionale. Un’altra fifferenza sostanziale consiste nel fatto che l’asilo-nido rende l’educatrice un’insegnnate a tutto tondo, essendo a contatto diretto con bambini da zero a tre anni. Nel caso del servizio-ludoteca, il compito precipuo dell’educatrice consiste nel facilitare la relazione tra genitore e figlio. Due mansioni di pari dignità ma sostanzialmente dissimili. Di qui il rifiuto di Lidia Callegari di svolgere il nuovo incarico a partire da aprile 2000. Un tira e molla snervante. Ritenendo quel rifiuto illegittimo. il Comune di Cadoneghe passa alle maniere forti: a giugno invia all’educatrice il preavviso di licenziamento, con effetto a partire da ottobre. Detto e fatto. Lidia Callegari impugna il licenziamento ricorrendo d’urgenza al giudice del lavoro Balletti. Difesa dall’avvocato Bernardo, elabora la cronistoria del contenzioso con il Comune e fa presente come, forte di un profilo professionale elevato, non poteva accettare un cambio di mansioni peraltro immotivato e pertanto dal sapore punitivo. Dello stesso avviso è stato anche il giudice Balletti, pronto a riconoscere l’illegittimità di quel licenziamento e ad imporre al Comune di Cadoneghe il pagamento di tutte le mensilità non pagate all’educatrice dall’aprile 2000 ad oggi.
Pullman gratuito per la Marcia della pace di Assisi
Domenica 12 ottobre anche Cadoneghe sarà fra i numerosi Comuni padovani che aderiranno all’ormai consueta e popolare Marcia della Pace Perugia-Assisi, organizzata dal Coordinamento nazionale enti locali per la pace e i diritti umani e dalla Tavola della Pace. Il Comune di Cadoneghe ha deciso di mettere a disposizione gratuitamente un pullman per i cittadini che desiderassero partecipare alla manifestazione. La partenza è fissata per le ore 3 con ritrovo davanti al Municipio. Il ritorno è previsto verso le ore 24. Per adesioni rivolgersi allo Sportello del Cittadino presso il piano terra del Municipio.
Arrestato per maltrattamenti nei confronti della madre
E’ stato arrestato sabato scorso dai carabinieri di Vigodarzere S.B., trentaquattrenne di Cadoneghe. L’accusa è di maltrattamenti ai danni della propria madre, da anni vittima degli sfoghi della sua violenta personalità. Operaio, tossicodipendente, l’uomo ha collezionato una sfilza di precedenti per spaccio, furto e truffa, senza però varcare mai la soglia del carcere. Ultimamente dava alloggio anche a giovani prostitute rumene. La stessa ditta in cui lavora l’ha denunciato recentemente per appropriazione indebita del veicolo aziendale. Una vita di espedienti e a farne le spese era sempre la madre, che non sopportando più la situazione, tre mesi fa si è decisa a denunciarlo. Il pm Orietta Canova, che ha emesso ora l’ordinanza di custodia cautelare, aveva inizialmente tentato la strada dell’allontanamento dall’abitazione, cui l’uomo aveva risposto cacciando invece la madre. La donna poteva recarsi nel suo appartamento solo scortata dai carabinieri, altrimenti erano botte oppure, alla meglio, il figlio la lasciava in mezzo alla strada senza aprirle la porta.
Corsi di informatica al Boaga con certificazione europea
Il Comune ha attivato dei corsi di informatica con certificazione ECDL. «In analogia con la patente di guida - illustra l’assessore Mirco Gastaldon - i corsi ECDL (European Computer Driving License) certificano di aver superato un esame svolto con le stesse modalità in tutti i paesi europei. Su tale standard si baseranno sempre di più le politiche di formazione dei singoli stati membri e dell’Unione Europea stessa». Durante il 2002 tali corsi sono stati sostenuti con profitto dal 75% dei dipendenti comunali. Allo stesso modo, l’assessorato alle Politiche giovanili ha voluto estendere alla popolazione questo tipo di formazione che si tiene nella sala di informatica della scuola superiore Boaga. L’unico prerequisito richiesto è la residenza a Cadoneghe. «Ciò che mi auspico - continua Gastaldon - è di concludere velocemente il primo ciclo di adesioni per attivare, possibilmente, altri cicli di 15 o 20 partecipanti, direttamente seguiti da un tutor». Informazioni su costi, date e modalità sono reperibili nella biblioteca di Cadoneghe al numero 049.706986.
Rassicurati gli ortolani. Nessuna migrazione
Si è subito smorzata la protesta degli ortolani di Mejaniga che lunedì sera avevano occupato pacificamente il consiglio comunale. Seduti in prima fila, mostravano ai membri del consiglio dei cartelli, preoccupati di dover lasciare i propri appezzamenti verso altre destinazioni. Gli orti sociali di Mejaniga, infatti, dovranno lasciar posto all’edificazione del nuovo quartiere Peep e alla costruzione del palasport. Quando si deciderà di dar via ai lavori. Progetti ancora all’orizzonte non se ne vedono. Gli orti avranno quindi una nuova collocazione a Cadoneghe storica, raggruppati insieme in un’unica area. A Mejaniga ne rimarranno una decina, situati in fondo a via Pavese, assegnati esclusivamente a persone anziane residenti in quartiere, per evitare di farli spostare fino al capoluogo. Nel frattempo nessuno ha chiesto loro ufficialmente di andarsene, ma gli ortolani hanno voluto comunque delle rassicurazioni da parte degli amministratori. L’assessore preposto, Mirco Gastaldon, interviene, ribadendo la volontà dell’amministrazione di potenziare il servizio, che da sempre lotta con il problema di sorgere su terreni non adibiti a verde pubblico e pertanto suscettibili di traslochi. «Fintanto che non si amplierà l’offerta sportiva nel Comune o partirà l’edificazione Peep nessuno chiederà loro di andarsene» ribadisce Gastaldon.
Il Cun cerca anche altri avvistatori dell’«Ufo»
Il Centro Ufologico Nazionale è sulle tracce del misterioso oggetto avvistato la scorsa settimana nei cieli di Padova e Cadoneghe. A destare interesse negli ufologi le analogie riscontrare con l’avvistamento effettuato a Monselice nell’estate di due anni fa. «L’oggetto notato recentemente per forma e particolarità nella traiettoria di volo - dichiara Dario Corò del Cun Veneto - farebbero pensare ad un oggetto artificiale, mentre quello che ha sorvolato i cieli di Vigonza ad agosto sembrerebbe un fenomeno naturale, un bolide o meteorite entrato a contatto con la nostra atmosfera». Il Cun sta cercando altri avvistatori che abbiano assistito all’evento, anche in occasioni diverse, per poter approfondire le ricerche. La famiglia di Cadoneghe non è stata l’unica ad avvistare l’«ufo». Un oggetto composto da due corpi sferici a formare un otto molto luminoso, circondato da luci gialle e rosse, aveva solcato il cielo sopra la casa. Nei giorni successivi altre segnalazioni, che concordano su forma e traiettoria, sono giunte da diverse zone di Padova, precisamente da corso Milano e dall’Arcella. Concorda sull’ipotesi di un oggetto artificiale anche il Gruppo Astrofili di Padova. «La forma ad otto, le luci colorate e il tipo di traiettoria fanno pensare a manufatti umani e non ad un corpo celeste» commenta Marco Masi. Purtroppo nessuno dei membri del gruppo in quei giorni stava effettuando delle osservazioni.
«Viabilità carente e priva di sicurezza»
Dopo la recente, tragica morte della quindicenne Silvia Burlinetto, investita in via Bragni, interviene Stefano Venturato, coordinatore locale di Forza Italia. Il quale risponde alle affermazioni rilasciate dal sindaco Baldin circa gli interventi sulla sicurezza che la sua amministrazione sta attuando. «Spero che l’intenzione di Baldin - afferma Venturato - non sia stata quella di fornire un alibi sommario di fronte a responsabilità ben precise dell’amministrazione. Responsabilità che non si limitano alla scarsa sicurezza di via Bragni, basta guardare via Gramsci e tante altre situazioni preoccupanti per l’incolumità pubblica del cittadino. Ogni volta che accade qualcosa, il sindaco prontamente esce sulla stampa dichiarando che sono pronti progetti, delibere, decine o centinaia di milioni stanziati, come nel caso della sicurezza pubblica o del tram. Progetti che, una volta calmato il clamore dei fatti, rimangono nel dimenticatoio. Ed ogni volta il sindaco scarica contro la Provincia le sue frustrazioni di amministratore poco sensibile e poco presente sul territorio, affermando che la Provincia è colpevole di lungaggini e ritardi. Ma via Bragni non è una strada comunale e quindi di competenza comunale, cioè dell’amministrazione, cioè di Baldin? Se quella strada fosse restata tale e quale a qualche anno fa senza fare quell’inutile pista ciclabile, oggi Silvia sarebbe a casa a studiare, in palestra a giocare a pallavolo, a scherzare con i propri amici. Invece quella strada stretta non consente di schivare pedoni o altri veicoli. Il rondò di Via Toscanini poi è l’ultima delle invenzioni tirate fuori da questa amministrazione. Un’opera inutile, il rondò serviva a metà di via Bragni in prossimità di quella fermata se si voleva spezzare il ritmo sostenuto della velocità. Invece a queste cose non si pensa mai, solo dopo tragici eventi si dice che si farà. Cadoneghe ha bisogno di essere amministrata come una città. Le mie sono considerazioni - conclude Vennturato - prima di tutto fatte da semplice cittadino, la politica non centra nulla. Ma chi si assume certe responsabilità e certi impegni deve poterli mantenere in maniera almeno sufficiente. Le valutazioni ex-post, alla luce di certi fatti, non servono a nessuno».
Orti sociali sfrattati: protesta in municipio
Ortolani in rivolta hanno «occupato» pacificamente il Consiglio comunale. Ormai sembra una consuetudine quella di portare le proprie proteste in aula, seduti in prima fila con i cartelli ben issati sotto gli occhi di sindaco e consiglieri. Sotto l’egida dello slogan «Il verde è vita, difendiamo gli orti di Mejaniga», una rappresentanza di ortolani ha mostrato pubblicamente la sua preoccupazione nel dover lasciare i propri appezzamenti verso altre destinazioni. Arrabbiati soprattutto per il fatto che al posto dei loro campicelli svetteranno dei condomìni. «Se proprio ce ne dobbiamo andare - propongono - almeno lascino l’area a verde». Nella sostanza gli orti sociali di Mejaniga dovranno lasciar posto all’edificazione del nuovo quartiere Peep e alla costruzione del palasport. Avranno quindi una nuova collocazione a Cadoneghe storica, raggruppati insieme in un’unica area. A Mejaniga ne rimarranno una decina, situati in fondo a via Pavese, assegnati a persone anziane residenti in quartiere, per evitare di farli spostare fino al capoluogo. Nel frattempo nessuno li ha sfrattati, ma gli ortolani hanno voluto comunque delle rassicurazioni. Della questione si è fatto portavoce il consigliere di Rifondazione Comunista, Walter Poggi, ortolano pure lui. «Gli orti sociali sono un’occasione di svago e aggregazione per centocinquanta famiglie di Cadoneghe - rileva Poggi - ed emarginarli in un’unica area dislocata a Cadoneghe storica significa tradire il loro spirito comunitario all’interno delle diverse frazioni che compongono il comune. Bisognerebbe definire delle aree stabili che li ospitino, identificandole chiaramente all’interno del Prg».
29 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
26 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
26 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
18 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
«Mio padre è una mina vagante»
Cristina Salvato
18 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
18 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
17 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Fiamme dolose all’ex macello Grosoli
Cristina Salvato
17 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
16 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
L’uomo stava per colpire con un coltello da sub
Figlia disarma il padre e salva la madre
15 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
15 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
14 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Malore lo stronca sul trattore
Cristina Salvato
13 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
In bicicletta contro la superstrada
La nuova direttrice è stata progettata dalla Provincia per risolvere il problema della Castagnara e prolungare il metrobus
12 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Ennesimo incendio alla Grosoli
Cristina Salvato
12 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
«Licenziare la maestra è stato legittimo»
«Il Comune, nel giugno 2000, - dice una nota - ha licenziato la dipendente Liana Callegari a seguito di prolungata e ingiustificata assenza dal lavoro». Provvedimento non connesso al rifiuto della Callegari di trasferirsi ad altra mansione e confermato da una precedente sentenza del Giudice del Lavoro Luciano Jauch in data 27 dicembre 2000. Con il trasferimento dall’asilo nido al Nido Blu della ludoteca nessun demansionamento è stato operato nei confronti della signora, permanendo l’inquadramento nel medesimo livello e le mansioni da svolgere svolgere con bambini da zero a tre anni, di cui abitualmente la signora si occupava. Il passaggio dall’asilo nido alla Ludoteca tanto osteggiato dalla signora Callegari - continua la replica dell’amministrazione - dimostrava invece un apprezzamento della sua esperienza professionale. Il trasferimento intendeva affidare alla signora Callegari l’avvio di un nuovo importante servizio dedicato ai piccoli fino ai tre anni con i quali l’educatrice ha lavorato da lungo tempo. Il Comune ritiene quindi che il trasferimento nel nuovo servizio era legittimo, mentre non era giustificato il rifiuto della signora Callegari di accettare questo compito lavorativo». Il provvedimento di licenziamento è stato assunto al termine di un’assenza ingiustificata dal servizio da parte della signora Callegari per dieci giorni consecutivi, senza certificati medici o qualsiasi segnalazione da parte della dipendente che spiegasse i motivi che le rendevano impossibile presentarsi sul luogo di lavoro e per quanto tempo intendesse assentarsi. «Questa assenza è venuta al termine di un periodo di sei mesi - conclude la nota del Comune - in cui la signora Callegari aveva alternato assenze per malattia a periodi di aspettativa, lavorando effettivamente solo quattordici giorni. Dal primo aprile in poi è rimasta assente ingiustificata, il che dimostra che vi è stato un sostanziale ostracismo, e comunque il pervicace rifiuto, da parte della ricorrente, ad aderire al progetto dell’amministrazione».
Cristina Salvato
11 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
«Più sicura la fermata del bus»
Cristina Salvato
11 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
10 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
F. Pad.
8 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Torna al nido maestra licenziata
E. B.
8 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
8 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
7 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
5 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
5 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
4 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato
2 ottobre 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"
Cristina Salvato